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La puntata di oggi sarà tutta toscana. Andremo a conoscere il borgo di greve in Chianti e nel dettaglio la sua frazione di Montefioralle che si trova ad una distanza di 1,2 km dal capoluogo comunale. Fa parte dei 308 Borghi Più Belli d’Italia.
Il più antico ricordo documentato risale al 6 febbraio del 1085 quando viene rogato un atto nel a castro Monteficalli. Il castello viene citato diverse altre volte all’inizio del XII secolo come una curtis in cui venivano rogati atti ufficiali, atti conservati nell’archivio della Badia a Passignano. Tra questi documenti quello datato 4 marzo 1122 è di particolare interesse; in quel documento viene certificata la vendita di un bene tra un tale Benne di Gerardo e Gisla di Guinildo insieme alla madre Ermengarda del fu Rolando, i personaggi di questa vicenda portano tutti un nome di origine germanica tanto che si è ipotizzato che fossero esponenti di una famiglia nobile di stirpe longobarda.
In epoca successiva il castello e borgo di Monteficalle fu di proprietà dei Ricasoli, dei Benci di Figline e dei Gherardini di Montagliari.
Il borgo si trovava lungo una strada chiamata via del Guardingo di Passignano, questa strada metteva in comunicazione le tre principali valli della parte meridionale del contado fiorentino, la Val d’Elsa, la Val di Pesa e la Val di Greve con il Valdarno Superiore.
In antico il castello era conosciuto come Monteficalle per poi divenire Montefioralle nel XVIII secolo.
Il paese si è sviluppato intorno alla parte più elevata che corrisponde all’antico insediamento feudale. Sviluppandosi intorno all’antico castello il borgo ha preso una pianta di forma ellittica, composto da una strada radiale dalla quale si dipanano dei vicoletti facenti tutti capo al cassero feudale. Dell’antico cassero oggi è rimasta una poderosa struttura a pianta rettangolare che presenta un rivestimento in filaretto di pietra alberese. Il complesso, oggi scapezzato e ridotto ad uso abitativo, dovrebbe risalire tra la Fine del XII e l’inizio del XIII secolo.
Tutto intorno all’abitato sorgono le mura di cinta che ripetono la forma del borgo. Le parti di mura ancora oggi conservate presentano i resti di alcune torri, oggi convertite in abitazioni, e le tre porte di accesso, tutte aperte direttamente nelle mura. Le mura realizzate interamente a sasso scapezzato sono da datarsi tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV.
Il tessuto urbano si presenta con uno stile molto unitario, caratterizzato da edifici con strutture medievali. Tra questi edifici si segnalano una casa ritenuta essere stata di proprietà del navigatore fiorentino Amerigo Vespucci e un’altra che presenta un bel portale a sesto acuto con sopra uno stemma del Bigallo. L’edificio sacro del borgo è la chiesa di Santo Stefano.
Nelle vicinanze di Montefioralle si trova la pieve di San Cresci che conserva ancora la struttura romanica, con facciata preceduta da un nartece e dotata di due bifore.
Per quanto riguarda invece Greve in Chianti, fin dal Medioevo la sua storia è legata alla sua piazza principale che ha sempre esercitato la funzione di mercatale. Il borgo era una semplice dipendenza del castello di Montefioralle ma, grazie alla sua posizione – è situato nel punto in cui si incontravano le vie di collegamento tra il Valdarno, la Val di Greve e la via che da Firenze attraverso le Colline del Chianti conduceva nel senese – poté diventare il principale mercatale della zona. La piazza dalla caratteristica forma di triangolo allungato è per gran parte circondata da portici ed al centro è posta la statua dello scultore Romeo Pazzini raffigurante Giovanni da Verrazzano. Uno dei vertici della piazza è occupato dalla chiesa parrocchiale dedicata alla Santa Croce (XIX secolo).
Dal punto di vista storico-amministrativo, prima di entrare nella Provincia di Firenze, Greve faceva parte del vicariato di San Giovanni Valdarno, anche se al confine col vicariato di Certaldo (di cui faceva parte la provincia del Chianti, attualmente tutta compresa nella Provincia di Siena).
Fra i luoghi d’interesse si annoverano i castelli di Uzzano, Canonica, Mugnana e Verrazzano, oltre al borgo di Montefioralle e S. Lucia a Barbiano con il castello già roccaforte negli scontri cittadini tra Firenze e Siena. Dalla vicina Convertoie si gode poi un ottimo panorama.
Abbiamo poi parlato del vino che prende nome dalla zona, il Chianti.
Il vino Chianti è uno dei più rinomati e amati vini italiani. Le sue origini affondano le radici in un passato ricco di storia e tradizioni che risalgono a secoli fa. Questo pregiato nettare è diventato simbolo della Toscana e dell’eccellenza enologica italiana. In questo articolo esploreremo la storia e le origini del vino Chianti, scoprendo come sia diventato uno dei vini più celebri e apprezzati nel mondo.
Un po’ di storia:
Le prime tracce della produzione di vino nella regione del Chianti risalgono all’epoca etrusca, ma è con l’arrivo dei romani che l’arte della viticoltura e della produzione di vino si sviluppò ulteriormente. Durante il Medioevo, la produzione vinicola toscana crebbe notevolmente, grazie anche alla presenza dei monaci benedettini che coltivavano le vigne per la produzione del vino destinato all’uso liturgico.
Tuttavia, è nel corso del Rinascimento che il vino Chianti comincia ad ottenere riconoscimenti e fama. La regione del Chianti, situata tra le città di Firenze e Siena, divenne il centro della produzione vinicola toscana. Nel corso dei secoli, l’arte di coltivare le viti e produrre il vino venne perfezionata, e il Chianti divenne un vino apprezzato e ricercato da nobili, cardinali e famiglie aristocratiche.
Le origini del nome:
Il nome “Chianti” deriva dal nome di una regione situata nel cuore della Toscana, intorno alla quale si estendevano le vigne che producevano questo pregiato vino. Il territorio del Chianti era diviso tra le Repubbliche di Firenze e Siena, e fu proprio durante il periodo delle lotte per il controllo di questa regione che si iniziò ad utilizzare il nome “Chianti” per identificare il vino prodotto in questa zona.
Lo sviluppo del vino Chianti:
Nel corso del XVIII secolo, il vino Chianti era generalmente prodotto con una miscela di uve rosse e bianche, ma nel corso del XIX secolo, grazie alle ricerche di alcuni viticoltori, vennero selezionate le uve Sangiovese come componente principale per la produzione del Chianti. La decisione di utilizzare principalmente l’uva Sangiovese portò a una significativa miglioria nella qualità del vino, e il Chianti divenne ancora più apprezzato.
Nel 1716, il Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici promulgò un editto che sanciva l’area geografica del Chianti, delimitandone i confini e creando la prima vera denominazione di origine vinicola del mondo. Questo editto rappresentò una pietra miliare per la storia del vino Chianti, che divenne uno dei primi vini ad ottenere un riconoscimento ufficiale e a essere protetto da regolamenti specifici.
Nel corso del XX secolo, la produzione di Chianti continuò a crescere, ma vennero introdotte alcune pratiche di vinificazione che modificarono il profilo del vino. Nel tentativo di rendere il Chianti più accessibile e pronto al consumo, furono aggiunte uve internazionali come il Cabernet Sauvignon e il Merlot alla tradizionale base di Sangiovese. Questo portò ad un vino più fruttato e strutturato, ma alcuni sostenevano che si stesse allontanando dalle sue autentiche radici toscane.
Tuttavia, negli anni ’80 e ’90, una nuova generazione di produttori e enologi si impegnò per riportare il Chianti alle sue radici, ristabilendo l’uso predominante dell’uva Sangiovese e riducendo la presenza delle uve internazionali. Questo movimento fu incoraggiato dal riconoscimento dell’area del Chianti Classico come denominazione di origine controllata e garantita (DOCG) nel 1984, che rappresentò un’importante vittoria per la tutela e la valorizzazione del vino Chianti tradizionale.
Oggi, il vino Chianti è prodotto in diverse sottozone all’interno dell’area del Chianti Classico, ognuna con le proprie caratteristiche uniche. L’utilizzo predominante dell’uva Sangiovese conferisce al Chianti un carattere distintivo, con profumi di ciliegie, prugne e spezie, accompagnati da una buona acidità e tannini ben integrati. Il vino Chianti Classico è spesso invecchiato in botti di rovere per un periodo di almeno 12 mesi, con versioni riserva che richiedono un invecchiamento ancora più prolungato.
Il Chianti ha conquistato il palato di appassionati di vino in tutto il mondo, diventando un simbolo dell’arte enologica italiana e della bellezza della regione toscana. È apprezzato per la sua versatilità a tavola, abbinandosi bene a una varietà di piatti, dai formaggi ai salumi, alle paste e alle carni.
In conclusione, la storia e le origini del vino Chianti sono intrinsecamente legate alla storia e alla cultura della Toscana. Attraverso i secoli, questo vino ha evoluto e si è adattato alle tendenze del momento, ma è stato sempre radicato nelle sue tradizioni e nel territorio che lo ha reso unico. Il vino Chianti rappresenta una testimonianza vivente della passione e dell’abilità dei viticoltori toscani, che con il loro lavoro hanno contribuito a creare un’esperienza sensoriale indimenticabile per gli amanti del vino di tutto il mondo.
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