Ascolta la puntata:
La puntata di oggi sarà interamente dedicata al mondo femminile.
Inizieremo con l’intervistare Raffaella Panetta, titolare del rifugio Alpe Soglia di Corio (TO), abbarbicato sulle pendici delle Alpi piemontesi e che da alcuni decenni vive la montagna in maniera professionale.
Raffaella ci racconterà cosa significa vivere in un rifugio, come funziona la gestione e le caratteristiche di Alpe Soglia.
Proseguiremo poi ospitando la giovane Rachele Checchi della provincia di Ferrara che ha appena pubblicato il suo primo romanzo intitolato Completa-mente. (È l’amore che ci salva) in cui affronta il mondo adolescenziale, fra amori giovanili, amicizia, vicende di tutti i giorni ed altre storie.
Per finire ci siamo recati qualche giorno fa presso il refettorio dell’ex Convento di San Paolo a Ferrara in cui, in questi giorni si sta tenendo una mostra fotografica intitolata ‘Noi. Guardatevi dal far piangere una donna: Dio conta le sue lacrime’.
“Abbiamo provato a immedesimarci nelle donne vittime di violenza e abbiamo voluto rappresentare, più che lividi e sangue, i segni dell’anima.
La prima cosa che ci è venuta in mente sono le lacrime, segno di reazione al dolore. Questo lavoro vuole essere un messaggio universale ed è dedicato a tutte le donne”.
Così i fotografi Federica Veronesi e Stefano Pesaro presentando questa mattina all’ex refettorio di San Paolo la mostra promossa dal Comune, su input dell’assessore alle Pari Opportunità Dorota Kusiak, e realizzata da Fidapa Bpw Italy in vista del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Dieci scatti per altrettante figure ritratte “che hanno interpretato con bravura e sensibilità la memoria del dolore”. Ci sono volti, anche di diverse etnie, associati a riflessioni. Così, ad esempio, la donna col Burka dice simbolicamente: “Non potete vedere le mie lacrime”. Le lacrime che solcano gli altri visi sono invece ben riconoscibili e richiamano frasi come: “Ma io non sono caduta, giuro”, “Di padre in figlio, nulla cambia”, “Tanto è sempre colpa mia, vero?”.
E poi: decine di scarpette rosse al centro della sala Tre-Quattrocentesca, con l’obiettivo “non solo di rappresentare il problema della violenza ma anche di dare un messaggio di forza e di speranza, attraverso il mezzo, potente, della foto e dell’arte”, ha sottolineato l’assessore Dorota Kusiak. “La mostra – ha affermato inoltre – rappresenta anche l’occasione per rafforzare la sinergia tra l’Amministrazione e le associazioni del territorio nell’impegno condiviso di sostegno alle donne e di contrasto al fenomeno della violenza”.
Tutti gli scatti hanno come tratto comune le lacrime: ci piacerebbe pensarle come lacrime di speranza, perché si possano finalmente superare questi problemi”, ha detto la presidente della commissione Pari Opportunità Paola Peruffo.
“E’ per noi un privilegio e un grande regalo aver ricevuto dal Comune l’incarico di realizzare questa mostra – ha sottolineato Luisella Guarnieri di Fidapa -. Siamo un movimento di pensiero: la nostra mission è promuovere tutte le iniziative delle donne, in ogni ambito professionale, creando una rete per dar loro forza. Dobbiamo abituarci tutti quanti a riconoscere le forme di violenza, anche quella sottile, psicologica. Questa esposizione e queste immagini sono il simbolo di tante donne guerriere”.
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