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Nella puntata odierna andremo a spasso per L’Italia, letteralmente, perché partiremo alla scoperta di un’antichissimo insediamento fenicio in Sicilia, poco distante da Marsala che conosciamo come Mozia e ne parleremo con il professor Lorenzo Nigro che ne dirige gli scavi; lo abbiamo raggiunto telefonicamente sull’area archeologica di Cartagine da cui ci ha rilasciato questa importante intervista.
Diodoro Siculo ce la racconta così:
«Era situata su un'isola che dista sei stadi dalla Sicilia ed era abbellita artisticamente in sommo grado con numerose belle case, grazie alla prosperità degli abitanti.»
Mozia (o anche Mothia, Motya) fu un’antica città fenicia, sita sull’isola di San Pantaleo, nello Stagnone di Marsala. L’isola si trova di fronte alla costa occidentale della Sicilia, tra l’Isola Grande e la terraferma, ed appartiene alla Fondazione Whitaker.
Fu probabilmente interessata dalle esplorazioni dei mercanti-navigatori fenici, che si spinsero nel Mar Mediterraneo occidentale, a partire dalla fine del XII secolo a.C.: dovette rappresentare un punto d’approdo e una base commerciale morfologicamente molto simile alla città fenicia di Tiro.
Il nome antico in fenicio era Mtw, Mtw o Hmtw, come risulta dalle legende monetali; il nome riportato in greco, Motye, Μοτύη, è citato anche da Tucidide e da Diodoro Siculo. Intorno alla metà dell’VIII secolo a.C., con l’inizio della colonizzazione greca in Sicilia, Tucidide riporta che i Fenici si ritirarono nella parte occidentale dell’isola, più esattamente nelle tre città di loro fondazione: Mozia, Solunto e Palermo. Archeologicamente è testimoniato un insediamento della fine dell’VIII secolo a.C., preceduto da una fase protostorica sporadica ed alquanto modesta.
Le fortificazioni che circondano l’isola possono essere forse collegate alle spedizioni greche in Sicilia occidentale di Pentatlo e Dorieo nel VI secolo a.C.
Nel 400 a.C. Dionisio di Siracusa prese e distrusse la città all’inizio della sua campagna di conquista delle città elime e puniche della Sicilia occidentale; l’anno successivo Mozia venne ripresa dai Cartaginesi, ma perse di importanza in conseguenza della fondazione di Lilibeo. Dopo la battaglia delle Isole Egadi nel 241 a.C. tutta la Sicilia passò sotto il dominio romano, ad eccezione di Siracusa: Mozia doveva essere quasi del tutto abbandonata, dal momento che vi si sono rinvenute solo pochissime tracce di nuova frequentazione, generalmente singole ville di epoca ellenistica o romana. Di pregevole valore sono invece reperti d’epoca fenicia come il Giovane di Mozia e la c.d. “Stele del re di Mozia”, tra i frutti di una cinquantennale missione archeologica dell’Università La Sapienza guidata prima da Antonia Ciasca e poi da Lorenzo Nigro.
La topografia generale della città fenicio-punica è ricavabile sia dai resti archeologici messi in luce dagli scavi, in particolare dal percorso della cinta muraria, sia dalle condizioni fisiche del terreno e dai dati ricavabili dalla fotografia aerea. Nel settore meridionale dell’isola è presente una zona allungata relativamente elevata (6-7 metri s.l.m.), che costituiva forse l’acropoli della città (“zona B”), affiancata sulla costa da due aree più basse (2 metri s.l.m.): in quella occidentale è stato messo in luce il kothon (porto interno) della città, all’origine forse stagno o zona paludosa. Verso nord un’altra modesta elevazione (5-6 metri s.l.m.) è occupata dal santuario di “Cappiddazzu”, a cui arriva una strada proveniente dalla Porta Nord. I dati archeologici sembrano riferire alla seconda metà del VI secolo a.C. una prima fase di sistemazione urbana, nella quale furono realizzate imponenti opere pubbliche (fortificazioni, sistemazione delle zone portuali e del kothon, ampliamento di santuari, strada di collegamento con la terraferma). La parte centrale dell’isola è percorsa da un sistema stradale con lunghe arterie (approssimativamente nord-est/sud-ovest) che s’incontrano ad angolo retto formando un reticolo largo e relativamente regolare per i quartieri d’abitazione, piuttosto estesi, ma presumibilmente intervallati da giardini ed orti. I quartieri lungo la spiaggia sono invece orientati sempre secondo la linea di costa, su tutto il perimetro dell’isola. Nella periferia settentrionale si trova la parte centrale della necropoli e il tofet, mentre lungo la costa settentrionale e orientale si estende un quartiere di officine; presso il kothon un altro quartiere ospitava probabilmente cantieri navali o magazzini. Sulla costa meridionale si trova la ricca residenza della “casa dei Mosaici”. Il collegamento tra il centro e i quartieri periferici sarebbe assicurato da una via anulare, un tratto della quale potrebbe riconoscersi al margine della zona industriale a sud della necropoli. Si è supposto che il diverso orientamento derivi da una successiva sistemazione del centro cittadino, ispirato alla pianificazione regolare delle città greche, usata in Sicilia e in Magna Grecia dal V secolo a.C., mentre i quartieri periferici seguirebbero un impianto precedente. Planimetria analoga a quella di Mozia ha l’abitato punico nel sito moderno di Kerkouane, al Capo Bon, in Tunisia.
Proseguiremo poi il nostro ‘tour’ ideale venendo a Ferrara dove nelle sue principali piazze, da oggi e fino a domenica 7 novembre si terrà il Ferrara Food Festival, una mostra mercato di gastronomia con show cooking, partecipazioni di importanti chef nazionali, esperti del settore e tanto altro.
Ci parleranno di questa importante manifestazione l’organizzatore Stefano Pellicciardi e l’Assessore al Bilancio e Contabilità, Partecipazioni, Commercio e Turismo del Comune di Ferrara, Matteo Fornasini.
Chiuderemo poi la puntata con la rubrica Bunker Food e una gustosissima ricetta di Angelo e Grazia i quali oggi ci porteranno ad assaggiare i sapori abruzzesi con pallotte cacio e uova.
Seguiteci!
INFO
Sito web della Fondazione Giuseppe Whitaker
Pagina Facebook della Missione Archeologica di Mozia
Sito web del Ferrara Food Festival
Pagina Facebook del Ferrara Food Festival
Foto di copertina da blogsicilia.it