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Puntata tutta calabrese quella di oggi, nella quale ci recheremo a conoscere il borgo di Bova (RC) grazie anche al vicesindaco Gianfranco Marino che ci aha tenuto compagnia raccontandoci la storia del suo piccolo ma antichissimo borgo di Bova.
Bova (Χώρα του Βούα in greco, Chòra tu Vùa in greco di Calabria, Vùa in calabrese), chiamata colloquialmente Bova Superiore per distinguerla dalla limitrofa Bova Marina, è un comune italiano di 400 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria in Calabria, ed inserito nel circuito de I borghi più belli d’Italia.
Il piccolo paese è considerato capitale culturale della Bovesia, quindi della cultura greca di Calabria, la cui comunità complessivamente conta circa 13 000 abitanti, dislocati nei comuni dell’area grecanica.
Bova ha origini molto antiche come testimoniano rinvenimenti di armi silicee dell’epoca neolitica, ritrovate numerose nel territorio. Anche dentro l’abitato, nel perimetro del castello, furono rinvenute schegge di ossidiana, attestanti il commercio primitivo che gli abitanti delle isole Eolie intrattenevano con i popoli vicini a partire dal IV millennio a.C. Pertanto le rocche del castello ospitarono sicuramente un insediamento umano di età preistorica. E ancora i numerosi frammenti vascolari, con disegni a meandro, ad impasto lucido nero, di fattura certamente greca, del primo periodo di colonizzazione, comprovano l’antica esistenza di abitazioni nella zona del castello e documentano i vari insediamenti umani nel corso dei secoli.
Tra le popolazioni preistoriche che abitavano le rocche e le caverne di Bova vi furono gli Ausoni, dediti soprattutto alla pastorizia, che furono poi assoggettati dai coloni greci.
Nei secoli VIII – VI a.C., nell’ambito del vasto movimento migratorio dalla Grecia verso occidente, sorsero lungo la fascia costiera ionica della Calabria numerose colonie greche, l’abitato di Delia (o Deri) fu posto allora in contrada “San Pasquale”, presso la foce di quel torrente.
Secondo la leggenda Bova fu fondata da una regina armena che, sbarcata lungo la costa, sarebbe risalita verso l’interno e fissato la sua residenza sulla cima del colle di Bova, presumibilmente entro le rocche dell’antico castello.
In età greca Bova subì le sorti della politica nelle vicende storiche di conquiste e di guerre tra Reggio, Locri e Siracusa, e fu infine sottoposta alla tirannide di quest’ultima.
Con la vittoria di Roma sui Cartaginesi le terre dei locresi furono sottomesse dai romani, Bova comunque poté godere della cittadinanza romana, ma la tranquillità durò poco; infatti essendo il paese troppo esposto verso il mare vicino a Capo Spartivento, subì le frequenti incursioni barbariche.
Nel 440 infatti i Vandali sbarcarono sulle coste lucane e bruzie devastando e saccheggiando le città marittime; dopo aver occupato la Sicilia organizzarono scorrerie in Calabria e gli abitanti del litorale per sfuggire alle devastazioni si rifugiarono sui monti, in luoghi più sicuri ed inespugnabili. Fu questo quindi il motivo che spinse gli abitanti di Delia a fondare la città di Bova.
Dal IX secolo Bova era continuamente assediata dai Saraceni: i pirati, provenienti dalla Sicilia, erano giunti intorno all’anno 829 dall’Africa e dalla Spagna, approdavano a Capo Spartivento e spesso, per avversità atmosferiche, erano costretti a fermarsi; non trovando alcuna resistenza saccheggiavano e devastavano il territorio di Bova.
Uno dei più disastrosi assalti saraceni fu quello 953, anno in cui Bova subì per ordine diretto dell’Emiro di Sicilia Hassan Ibu-Alì l’attacco di sorpresa e la strage di molti abitanti, mentre i più furono mandati schiavi in Africa.
E ancora nel 1075 gli Arabi, sbarcando alla marina di Bruzzano, occuparono parte della Calabria ed anche Bova fu sottoposta a stretto assedio.
In città si accedeva attraverso due porte turrite, porta Ajo Marini e l’altra ubicata nei pressi della cattedrale. L’acropoli della città di Bova era costituita dall’antica cattedrale, il Palazzo Vescovile e le case delle famiglie più ricche e nobili, fuori le mura esistevano i due borghi: Borgo di Rao e Borgo Sant’Antonio, con tre torri difensive poste una di seguito all’altra, solo di una delle quali oggi restano i ruderi.
Con la dominazione normanna Bova entrò nel periodo feudale. All’età laico-normanna seguì il feudalesimo ecclesiastico-svevo e Bova fu infeudata all’Arcivescovo di Reggio, che la tenne con il titolo di Conte fino al 1806, anno dell’eversione della feudalità.
Bova fu antichissima sede vescovile: il primo vescovo sarebbe stato ordinato nel I secolo da Santo Stefano di Nicea, vescovo di Reggio, e seguì il rito greco introdotto in Calabria dai monaci basiliani fino al 1572, anno in cui l’arcivescovo Cipriota Stauriano impose il rito latino.
Nel 1577 una tremenda pestilenza colpì il paese: era approdato alla marina un naviglio carico di merci e una donna acquistò dei drappi preziosi, che espose alla finestra per la festa del Corpus Domini, ma che purtroppo erano tessuti infetti da peste. A causa del caldo, il morbo si diffuse e colpì molti cittadini, la notizia dell’epidemia si sparse subito nei paesi vicini e Bova fu isolata, il commercio di ogni genere fermo; tale isolamento originò anche una forte carestia e la morte di moltissimi abitanti.
Nel corso del XVI secolo si ebbe un risveglio dell’attività predatrice dei turchi contro l’Italia meridionale e ne derivò la necessità di apprestarsi alla difesa; fu infatti realizzata una linea di torri di guardia lungo tutto il litorale calabrese; nel territorio costiero di Bova esisteva già a quel tempo la Torre di “San Giovanni d’Avalos” posta sul Capo Crisafi, furono quindi costruite Torre Vivo, completamente smantellata nel 1700, e Torre Varata.
Si ha notizia di molte incursioni turchesche nel territorio di Bova, nel 1572 alla marina di Bova si erano rifugiate due tartane cristiane per sfuggire all’inseguimento di un naviglio turco, l’equipaggio chiese aiuto ai bovesi e il governatore della città, alla guida di un numeroso stuolo di cittadini, scese alla marina. La battaglia durò molte ore e i turchi rimasero uccisi sulla spiaggia ed il piccolo esercito bovese riuscì a mettere in fuga le loro navi.
Il terremoto del 1783 provocò a Bova notevoli danni valutati per cinquantamila ducati.
Nel gennaio 1799 nacque la Repubblica napoletana, ma non tutto lo stato napoletano ne fece parte, infatti l’estrema provincia di Reggio, Bova compresa, rimase sotto il governo dei Borboni.
Nel febbraio 1799 il cardinale Ruffo sbarcò in Calabria alla riconquista del regno e fu agevole in tale zona l’organizzazione delle bande che accorrevano ai suoi ordini. Uno dei primi paesi che rispose al suo appello fu Bova, dove si costituì una grossa banda di Sanfedisti che mosse verso Reggio incorporandosi alle truppe del cardinale.
Oltre alle catastrofi naturali, Bova subì nel 1943, durante l’ultimo conflitto mondiale un grave bombardamento da parte degli angloamericani, che danneggiò notevolmente le strutture abitative; nella strage morirono ventisei cittadini bovesi.
INFO
Sito web del Comune di Campiglia Marittima
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