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Nella puntata di oggi, incontreremo il sindaco di Borgo Valsugana (TN) Enrico Galvan con il quale parleremo della sua cittadina a cavallo della Brenta e nel cuore stesso della Valsugana, fra passeggiate, alpeggi, circuiti sportivi ma anche monumenti, tanta storia ed enogastronomia.
Borgo è un comune di circa 6975 abitanti ed è situata in una strozzatura della Valsugana e si è sviluppato attorno al fiume Brenta stretta tra il monte Ciolino a Nord e il monte Rocchetta a Sud, entrambi non molto elevati. Il suo centro storico è l’unico in tutto il Trentino ad essersi sviluppato su entrambe le sponde di un fiume (a differenza del centro storico di Trento, per esempio, che occupa una sola sponda dell’Adige).
Grazie alla sua posizione di passaggio tra il Veneto e il Trentino, la Valsugana ha sempre avuto una certa importanza dal punto di vista storico, politico ed economico.
Dalle origini al periodo romano
I primi nuclei abitativi stabili si insediarono nella bassa Valsugana a partire dalla tarda età del bronzo. Si trattava soprattutto di popolazioni retiche e venetiche.
La romanizzazione del territorio avvenne probabilmente nel I secolo d.C., quando esso venne annesso al Municipium di Feltria della X Regio. In quest’epoca la valle assunse il nome di “Vallis Ausuganea”, dall’antico nome di Borgo, che era appunto “Ausugum” (nome che oggi conserva la via più importante del centro storico). In un secondo tempo il nome si modificò in “Burgum Ausugi”, con l’aggiunta di “Burgum”, dal germanico burgs (“luogo rialzato fortificato”). Il termine ausugum è stato sicuramente romano ma forse nato dai residenti non romani, quindi i venetico-reti, quindi di lingua retico prealpina; potrebbe essere anche di derivazione greca visti i notevoli traffici che i greci ebbero con gli scambi commerciali fra gli empori commerciali di Adria e Spina, ma sicuramente di altri porti sui fiumi che arrivavano alla base delle prealpi venete, dalla Laguna, non così lontana da Bassano. Anche il paese di Susegana e gli abitanti del basso Veneto, gli Eugaei hanno quasi la stessa “radice”. Il Borgo di Ausugum potrebbe però derivare dal nome della popolazione che i romani trovarono in questo luogo, che è l’area più larga e centrale di tutta la valle e quindi aveva un maggior numero di abitanti. I primi mercanti romani che qui arrivarono con i loro carri di mercanzie nel 250 a.C., forse li chiamarono Ausugi, come i Drixinates della larga valle dell’Agno (da cui derivò il borgo di Drixinum-Trissino) e gli Arusnates veronesi e forse gli abitanti dell’alta valle dell’Astico gli eventiali “Asticones”. Non è cambiato nei millenni il meccanismo della nascita del nome di una popolazione, specialmente se questa popolazione era orograficamente delimitata dalle montagne. In tedesco e quindi anche in longobardo, l’inizio della parola aus significa da, cioè provenriente da… sugi, asugi, sugum..
La costruzione della Via Claudia Augusta Altinate, importante arteria viaria che collegava Altino (nei pressi dell’odierna Venezia) ad Augusta (in Baviera), favorì la creazione di nuovi insediamenti abitativi nella valle e diede notevole impulso economico al paese.
Il periodo medievale
Nell’alto Medioevo il paese continuò a essere interessato da un intenso traffico commerciale sia attraverso l’antico percorso della Via Claudia Augusta, sia attraverso la Via Paulina, tragitto mercantile più recente. All’inizio del II millennio vennero creati il Principato Vescovile di Trento e la Contea Vescovile di Feltre, alla quale vennero aggregati anche Borgo e il resto della Valsugana Orientale, per ragioni storiche e per la difficoltà di comunicazioni con Trento.
Verso la fine del Duecento avvennero i primi insediamenti di coloni di lingua tedesca, provenienti in gran parte dalle zone germanofone delle Alpi meridionali, le cui tracce sono evidenti ancor oggi nella toponomastica locale e in diversi cognomi.
Gran parte della costruzione attuale del Castel Telvana risale al 1331, con l’eccezione del palazzo superiore, risalente al periodo romano. Il castello fu dominio dei signori di Castelnuovo, di Caldonazzo e dei signori di Welsperg, che lo ingrandirono nel Cinquecento.
Per tutto il Trecento la Valsugana fu oggetto di una dura contesa tra i conti del Tirolo e diverse città venete, passando ripetute volte da una parte e dall’altra. La valle farà parte della Repubblica di Venezia per una breve parentesi tra il 1410 e il 1413, prima di passare definitivamente sotto il diretto dominio del Tirolo e di conseguenza del Sacro Romano Impero Germanico. Si stabilirono così i cosiddetti “welsche konfinen”, ovvero i confini tra Tirolo e Stati italiani che resteranno praticamente invariati fino alla Grande Guerra. Il passaggio della Valsugana Orientale ai duchi d’Austria diede origine ad una seconda ondata di immigrazione tedesca, che portò nel territorio soldati, artigiani, armaioli e minatori (provenienti soprattutto dalla Baviera).
L’Ottocento ed il Novecento
Nel 1796 le campagne napoleoniche segnarono la fine di un lungo periodo di tranquillità: Napoleone Bonaparte stesso giunse a Borgo e vi pernottò con 15.000 uomini, per vincere gli austriaci il giorno successivo presso Bassano del Grappa. Nel 1809 anche la Valsugana Orientale fu coinvolta dalla sollevazione hoferiana, che interessò la popolazione di tutto il Tirolo storico, ribellatosi alla dominazione franco-bavarese.
Nel 1862 un furioso incendio distrusse una vasta porzione del paese, lasciando circa 1670 persone senza tetto. Fra le case ricostruite fu aperta una larga via che venne dedicata a tutti i fratelli che generosamente aiutarono il paese, come ancora oggi si legge su una lapide di “Via Fratelli”.
Durante la Terza guerra di indipendenza del 1866 la Valsugana fu teatro di alcune fortunate azioni delle truppe italiane. Per la sua posizione, insieme agli altri territori trentini di confine il comprensorio di Borgo divenne uno dei settori più fortificati dell’arco alpino. Un notevole progresso per lo sviluppo della valle fu raggiunto nel 1896 con l’inaugurazione della ferrovia della Valsugana, che arrivava all’epoca solo fino a Grigno, al confine con il Regno d’Italia.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale il 24 maggio 1915, la Valsugana si venne a trovare proprio sulla linea del fronte, che in luglio si spostò proprio tra Roncegno Terme e Borgo. Per vari mesi questa zona fu terra di nessuno, e l’anno successivo gli abitanti furono costretti a sfollare, in parte verso l’Austria, in parte verso l’Italia. Per la Bassa Valsugana fu una catastrofe: l’intera zona venne sottoposta a furiosi bombardamenti, che provocarono la distruzione di circa un terzo dei fabbricati di Borgo e il danneggiamento più o meno grave dei restanti due terzi. Alla fine della guerra, nel novembre 1918 Borgo venne annessa all’Italia, assieme al resto del Trentino, all’Alto Adige e all’Ampezzano.
La seconda guerra mondiale, pur con tutti i disagi legati ad ogni conflitto, non causò danni materiali ingenti. Nel 1943 il Trentino fu praticamente annesso al Terzo Reich assieme alle province di Bolzano e Belluno, formando la zona d’operazione dell’Alpenvorland. Poco prima della resa, il 2 maggio 1945 i tedeschi fecero saltare in aria la Casa Romani, sede del loro comando, provocando un incendio che danneggiò notevolmente anche le case vicine.
Nel 1953 venne installato nell’Ospedale di S. Lorenzo una bomba al cobalto, chiamata Eldorado A per la telecobaltoterapia, la prima nel suo genere in Europa, facendo di Borgo Valsugana un centro d’eccellenza nella cura dei tumori.
Il 19 agosto 1954 morì nella sua casa in Val di Sella (comune di Borgo) lo statista Alcide Degasperi, originario proprio della Valsugana.
Castel Telvana
E’ una fortificazione che si erge sul versante del monte Ciolino, a nord della cittadina di Borgo Valsugana. Sorto su una posizione strategica, il castello ebbe un’importante funzione di controllo della via romana Claudia Augusta Altinate.
La costruzione risale all’Alto Medioevo e segue di poco la costruzione di Castel San Pietro. Conoscendo le vicende storiche della Valsugana in particolare di Borgo Valsugana possiamo ipotizzare che nel luogo dove sorge ora il castello fosse già esistita una fortificazione romana.
Nella prima metà del Duecento il castello entrò in possesso dei Signori di Caldonazzo-Castronovo i quali, nel 1314, costrinsero il vescovo-conte di Feltre a concedere loro lo “Jus gladii” per la Valsugana. Da questo momento il castello divenne sede di giurisdizione al pari dei vicini San Pietro e Ivano. Nel 1331, Rambaldo di Castronovo, nipote del Signore di Caldonazzo acquistò la giurisdizione di San Pietro e la aggiunse a quella di Telvana, con lo scopo di creare un “feudo cuscinetto” nella Valsugana. A questo scopo egli ricostruì e ampliò il castello, dotandolo di cortine murate su gran parte del dosso sul quale sorgeva. Il castello venne ricostruito e abbellito nel 1385 dopo essere stato assediato e squassato dai bombardamenti da parte di Antonio della Scala; esso divenne così la fortezza più importante della Valsugana.
Nel 1412 morì Siccone proprietario del castello, al quale succedette il figlio Giacomo; egli dovette scontrarsi con il duca d’Austria, Federico IV detto “il Tascavuota”. Nel 1412 il duca, approfittando dell’assenza di Giacomo da Telvana assediò il castello costringendo Lesina di Castelbarco ad arrendersi. Dal 1462 il castello passò in mano a vari signorotti atesini tra cui l’Arciduca d’Austria Sigismondo Welsperg il quale nel 1526 in seguito ad un attentato rinforzò le difese del maniero. I Welsperg rimasero a Telvana fino al 1632, quando Sigismondo V, gravato dagli ingenti debiti vendette la Giurisdizione di Telvana e altri possedimenti lì attorno.
Nel 1662 la proprietà passò definitivamente ai conti Giovanelli di Venezia e nel 1788 fu dato in permuta al comune di Borgo Valsugana. Secondo la versione popolare, una volta abbandonato, il castello venne preso d’assalto a furor di popolo, invece, secondo la realtà storica sembra che lo smantellamento del maniero sia stato ordinato dalla stesse autorità imperiali. Il castello non più abitato e per la maggior parte demolito venne acquistato dai baroni Hippoliti, i quali non fecero nessun intervento di restaurazione. Altri danni furono causati dai numerosi episodi bellici che coinvolsero la Valsugana.
Nel 1913 la Commissione Centrale Austriaca per la Conservazione dei Monumenti aveva approvato un progetto di consolidamento del castello che non venne mai eseguito. Nel 1940 venne acquistato dai Battisti di Telve i quali nel 1965 lo vendettero all’avvocato Ugo Simonetti di Mestre.
Il castello si divide nel Castello superiore e Castello inferiore; in quest’ultimo si innalzano le mura a protezione del castello, mentre nel primo (il nucleo primitivo) risalente al XIII secolo, si erge un complesso raggruppato attorno ad una torre di vedetta quadrata: di 25 metri di altezza e appena 5,30 metri per lato. Questo campanile ha come rinforzi due contrafforti a spina, a nord uno zoccolo a scarpa e un’unica entrata, la porta romanica a ovest.
Nella parte occidentale (verso Trento) delle mura si trova l’ingresso originale al castello (fortificato dai Castelnuovo e nel XVI secolo dai Welsperg).
Il castello non è visitabile all’interno, si può percorrere il perimetro esterno seguendo le mura oppure osservandolo dall’alto, da una posizione più a monte. Quanto rimane è solo una minima parte di ciò che era in passato nel periodo del suo massimo splendore (XVI-XVII secolo). Esso presenta una forma irregolare trapezoidale con la base orientata a sud e il lato corto a nord. Osservando la pianta si riconoscono i due castelli: quello superiore costruito in epoca medievale e quello inferiore risalente al 1400-1500 con funzione militare. Della parte superiore è rimasta intatta la torre di guaita a pianta quadrata, alta 25 metri, con la base tagliata obliquamente e rinforzata da robusti barbacani. Questa si erge nella parte più alta della cresta rocciosa a ridosso dell’alta e potente muraglia, tutto ciò che rimane del primo palazzo baronale. Fino al XVI secolo il castello appariva protetto su tutti i lati da un’alta cortina muraria, resto della fortificazione medievale.
L’unico tratto superstite delle mura medievali è quello a nord-ovest. Su questo segmento di cortina è ancora in piedi un contrafforte. Alla base del muraglione una porta arcuata, ora murata, presenta incisa la data 1673. Da questo punto le mura portano alla torre circolare posta a difesa dell’antico ingresso che immetteva direttamente sulla Via Claudia Augusta Altinate. Un ponte levatoio, ora scomparso completamente, un rivellino con antemurale e un cavalcavia completavano il sistema difensivo dell’entrata al castello. L’altro tratto di muraglia che collegava la torre quadrata con il torrione semi cilindrico è crollato ai primi del Novecento. Punto cardine dell’organismo di difesa del castello inferiore è il massiccio torrione troncoconico detto dei Gasperetti. Una seconda muraglia bassa e lunga che cinge il castello sul lato sud-ovest collega il grosso torrione al sistema difensivo dell’antico ingresso. Dei due palazzi, il superiore e l’inferiore costituenti la residenza dei dinasti di Telvana, è rimasta in piedi ed è tuttora abitato il Palazzo inferiore. Del grande palazzo baronale superiore, ricostruito dai Welsperg tra il XV e il XVI secolo, rimangono in piedi solo un tratto della cortina di nord-ovest e le tracce delle murature di base. Sulla facciata interna del palazzo inferiore sono ancora leggibili dei dipinti murali con gli stemmi delle varie famiglie: Casa d’Austria, dei conti del Tirolo e dei Welsperg. Nel cortile interno possiamo trovare una rustica vera da pozzo risalente al XV secolo e un cippo miliare romano. In una stanza del primo piano del torrione-palazzo c’è un affresco con dipinto uno stemma, un cervo, un guerriero con armatura di ferro e una croce. Nel torrione, oltre a questa, ci sono altre tre stanze più la muda, ovvero la prigione del castello. Il castello è proprietà privata, e non è visitabile all’interno. All’esterno invece è visitabile, e si può raggiungere tramite il caratteristico “Sentiero dei Castelli”, che da Borgo Valsugana porta, passando per l’appunto davanti a Castel Telvana, all’abitato di Telve di Sopra. Dal prato sotto al castello vengono fatti partire ogni anno i fuochi d’artificio al termine della famosa gara ciclistica Coppa d’Oro.
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