Puntata 229 – Duccio Balestracci – Il Duca – Vita avventurosa e grandi imprese di Federico da Montefeltro

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03:47Duccio Balestracci ci racconta il suo ultimo libro su Federico da Montefeltro

Nella puntata di oggi andremo a scoprire uno dei protagonisti del medioevo italiano, Federico III da Montefeltro, il duca.
Lo faremo assieme al professor Duccio Balestracci, autore per i tipi di Laterza del suo ultimo volume: Il Duca – Vita avventurosa e grandi imprese di Federico da Montefeltro.

L’aspetto del Duca di Montefeltro

Duccio Balestracci è stato professore ordinario di Storia medievale e Civiltà medievali all’Università degli Studi di Siena. Si è occupato di storia delle classi sociali in città e in campagna, degli aspetti della guerra e della festa, di storia della storiografia. Tra le sue più recenti pubblicazioni, Medioevo e Risorgimento. L’invenzione dell’identità italiana nell’Ottocento (Il Mulino 2015) e Stato d’assedio. Assedianti e assediati dal Medioevo all’età moderna (Il Mulino 2021). Per Laterza è autore di: La festa in armi. Giostre, tornei e giochi del Medioevo (2001); Le armi, i cavalli, l’oro. Giovanni Acuto e i condottieri nell’Italia del Trecento (2003, tradotto in giapponese); Terre ignote strana gente. Storie di viaggiatori medievali (2008); La battaglia di Montaperti (2017); Il Palio di Siena. Una festa italiana (2019).

Come leggiamo dalla quarta di copertina del volume:

600 anni fa nasceva a Gubbio uno dei personaggi più significativi del Rinascimento italiano: Federico da Montefeltro. Mecenate e mercenario, coltissimo umanista e principe spregiudicato, la vita del duca di Urbino è un incredibile succedersi di avventure e cambi di destino.

In tutte le raffigurazioni è l’uomo dalla faccia dimezzata, da quando, nemmeno trentenne, un occhio e la radice del naso li aveva perduti per un colpo di lancia ricevuto durante una giostra. Nella storia del Rinascimento italiano, Federico da Montefeltro, duca di Urbino, è il più stimato e strapagato condottiero, circondato dalla fama di non aver perso (quasi) mai una battaglia. Intelligente, coltissimo, ottimo stratega, bravo statista, abile diplomatico, scaltro (ma sempre elegante) curatore dei propri interessi, assieme al suo grande amore, la giovanissima e affascinante seconda moglie Battista Sforza, Federico riuscì a trasformare la corte del Montefeltro in uno dei centri della cultura e della politica italiane: a lui si deve la facies urbanistica e architettonica di Urbino, è lui che riesce a coinvolgere nel suo progetto culturale artisti e architetti come Piero della Francesca o Francesco di Giorgio Martini. Ma come ogni vita avventurosa che si rispetti, anche quella di Federico fu costellata da intrighi e misteri mai del tutto risolti: come riuscì da figlio ‘bastardo’ a impadronirsi del potere? Che ruolo ebbe nella famosa ‘congiura dei Pazzi’?


Federico da Montefeltro.

Conte di Montefeltro, di Urbino e di Castel Durante, ebbe signoria di molti altri luoghi, arrivando ad assurgere al rango di duca di Urbino, dal 1474 alla morte. Nel 1437 sposò in prime nozze Gentile Brancaleoni (1416-1457), figlia del signore di Mercatello e Sant’Angelo in Vado Bartolomeo Brancaleoni; in seconde nozze, nel 1460, Battista Sforza (1446-1472), figlia di Alessandro Sforza signore di Pesaro. Impiegò gli enormi guadagni derivati dalle condotte militari per mantenere una splendida corte, ma soprattutto per edificare il Palazzo Ducale d’Urbino e il Palazzo Ducale di Gubbio, per rafforzare le difese militari dello stato con la costruzione e la ristrutturazione di rocche e castelli, per allestire una delle più celebri biblioteche dell’epoca. Per questo è ricordato come uno dei principali mecenati del Rinascimento italiano. Amico intimo di Piero della Francesca, era definito “la luce dell’Italia”.

Nacque a Gubbio nel 1422, figlio illegittimo di Guidantonio da Montefeltro. Federico fu poi legittimato con la bolla papale emessa dal papa Martino V. Tuttavia leggende e ipotesi fantasiose hanno costellato nei secoli passati i natali di Federico. Secondo alcuni storici sarebbe stato figlio di Elisabetta degli Accomanducci di Monte Falcone dei conti del castello di Petroia. Federico si considerò, pubblicamente, sempre figlio di Guidantonio.

Federico da Montefeltro trasformò il ducato di Urbino in un importantissimo centro artistico e culturale, secondo in Italia solo a quello di Lorenzo il Magnifico a Firenze.

Piero della Francesca, Pala di Brera, con Federico da Montefeltro inginocchiato a destra
Introdotto a corte solo nel 1424, dopo la morte della contessa Rengarda Malatesta, prima moglie di Guidantonio, ne venne allontanato nel 1427 alla nascita di Oddantonio, figlio legittimo del conte di Urbino e della seconda moglie Caterina Colonna. Passò l’infanzia dapprima nel monastero benedettino di Gaifa, presso Urbino, poi – per volontà del conte Guidantonio – presso la corte di Giovanna Alidosi, vedova del conte Bartolomeo Brancaleoni, quindi nel 1433 viene inviato a Venezia come ostaggio e successivamente a Mantova, dove frequentò la celebre scuola di Vittorino da Feltre (Ca’ Zoiosa). In quella circostanza venne armato cavaliere dall’imperatore Sigismondo di Lussemburgo (1433). Dopo essere tornato in patria sposò nel 1437 Gentile Brancaleoni, ottenendo in dote la terra di Mercatello, con numerosi castelli, per i quali venne creato conte nel 1443.

Nel 1438 ottenne il comando della compagnia militare detta “Feltria”, creata in società da Bernardino Ubaldini e da Guidantonio da Montefeltro, e militante nell’esercito visconteo comandato da Niccolò Piccinino. Il 22 luglio 1444 a Urbino viene barbaramente assassinato il fratellastro Oddantonio. Federico si reca in città, firma una convenzione con il comune nella quale è prevista l’immunità per i congiurati e viene acclamato Signore. Con analoghe forme prenderà possesso di tutti i domini aviti. L’estraneità di Federico all’assassinio è stata messa in dubbio dai più (contemporanei e storici moderni). Alleato di Francesco Sforza, nel 1445 acquistò la signoria di Fossombrone da Galeazzo Malatesta senza autorizzazione papale, cosa che gli costò la scomunica, tolta solo due anni dopo dal papa Niccolò V.

Nel 1447 ottenne per la prima volta la piena legittimazione del potere con la concessione del vicariato apostolico in temporalibus. In quegli anni Federico si sbarazzò delle ultime opposizioni interne. Nel 1446 sventò la cosiddetta congiura di carnevale, nella quale risultarono coinvolti importanti esponenti della famiglia comitale e della corte di Oddantonio, ovvero Antonio di Niccolò da Montefeltro, Francesco di Vico e Giovanni di San Marino, che furono tutti decapitati; nel 1447 sopprimendo nel sangue la rivolta di Fossombrone, sobillata (come la congiura di carnevale) dal signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta (la città venne messa a ferro e fuoco per tre giorni, affinché fosse da monito, in tutto il Montefeltro, di quale fosse la sorte di chiunque avesse osato la ribellione).

Federico si faceva raffigurare sempre dal suo lato sinistro della faccia a causa della perdita dell’occhio destro in uno scontro armato imprecisato, forse il torneo del 1450 organizzato per commemorare l’adesione di Francesco Sforza al ducato di Milano. Sebbene si sia ritenuto per un certo periodo che il duca si fosse fatto praticare un taglio sul naso per ampliare la visuale dell’occhio sinistro rimastogli, è molto probabile che il ponte nasale gli fosse stato frantumato dallo stesso colpo di lancia che gli distrusse l’occhio.

Pedro Berruguete, Federico di Montefeltro con il figlio Guidobaldo
L’azione politica militare del conte di Urbino fu per lo più indirizzata a contenere e contrastare quella di Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini. I contrasti tra le due casate avevano origini antiche, risalenti alla metà del Duecento, ma si acuirono e si smorzarono a fasi alterne. Alle ragioni politiche (territoriali ed economiche) si aggiunse una profonda antipatia personale. Le scelte di schieramento e i passaggi di alleanza furono spesso dettati dalla forte contrapposizione tra i due. L’epilogo avvenne nel 1462 nella battaglia del Cesano. Sigismondo fu costretto a ripiegare e da allora, nel giro di pochi mesi, perse tutti i domini a esclusione di Rimini. Federico, che agiva come capitano del papa, si avvantaggiò ottenendo ampi possedimenti nel Montefeltro (1463).

Nel 1472 fu incaricato di prendere possesso, alla testa di seimila armati, di Volterra per conto di Firenze che rischiava di perdere il controllo delle miniere di allume appena scoperte nelle colline metallifere. Trovandosi di fronte un esercito di popolo, composto anche da contadini, i mercenari di Federico da Montefeltro si abbandonarono a terribili saccheggi e vaste distruzioni.

Vista di Urbino

Nel 1474 Federico raggiunse l’apice del prestigio ottenendo il titolo ducale di Urbino dal papa Sisto IV, che gli concesse anche l’Ordine equestre di San Pietro. In quell’anno fu anche aggregato all’Ordine dell’Ermellino dal re Ferdinando I di Napoli e nell’Ordine della Giarrettiera dal re Edoardo IV d’Inghilterra. Recenti studi dimostrano che fu, assieme al papa Sisto IV, uno degli artefici della memorabile congiura dei Pazzi avvenuta nel 1478 all’interno del Duomo di Firenze con lo scopo di eliminare Lorenzo de’ Medici e il fratello Giuliano. Al tempo non venne accusato.

Morì, colpito da una malattia infettiva, probabilmente malaria, durante la guerra di Ferrara il 10 settembre 1482, mentre comandava l’esercito del duca di Ferrara, opposto a quello papale e veneziano, e fu sepolto nella chiesa di San Bernardino a Urbino.

Dopo l’esperienza fatta nell’esercito visconteo comandato dal Piccinino (1438-1441) è al servizio del re di Napoli contro Francesco Sforza (1442). Dopo la presa del potere, nel 1444 passa a Francesco Sforza e alla Repubblica fiorentina.

  • Nel 1450 lascia la condotta fiorentina per il solo Sforza, divenuto duca di Milano. A partire dall’anno successivo è con il re di Napoli.
  • Nel 1458 è nominato capitano generale dell’esercito dello Stato della Chiesa.
  • Dal 1460 è capitano generale per l’alleanza di Milano, Napoli e la Chiesa.
  • Dal 1466 è capitano generale per l’alleanza tra Milano, Napoli e Firenze.
  • Nel 1467 prende parte alla battaglia della Riccardina.
  • Dal 1474 è capitano generale per Napoli e Gonfaloniere per la Chiesa.
  • Nel 1482 è capitano generale per l’alleanza tra Ferrara, Firenze, Napoli e Milano nella guerra di Ferrara, contro la Chiesa e Venezia.

L’apoteosi delle azioni militari venne raggiunta con la presa di Volterra per conto di Firenze nel 1472. Ma innumerevoli sono state le sue vittorie, spesso conquistate con stratagemmi diversi volti a evitare scontri armati. Si dimostrerà magnanimo con chi si arrendeva, spietato con quanti resistevano.

Federico fu:

  • conte di Montefeltro per nascita (titolo imperiale risalente al XII secolo), ma come i suoi predecessori non ebbe il dominio dell’intera regione storica se non dopo il 1463;
  • conte di Urbino per nascita (titolo imperiale risalente al 1226);
  • conte di Mercatello per investitura pontificia del 1443 dei territori portati in dote dalla moglie Gentile Brancaleoni (cedette i domini al suo amministratore, Ottaviano degli Ubaldini nel 1474);
  • conte di Castel Durante per nascita (titolo ottenuto dal padre nel 1424 per investitura pontificia);
  • signore di Gubbio, Cagli, Cantiano e Frontone per nascita (titoli sempre ottenuti dal padre nel 1424 per investitura pontificia);
  • signore di Sassocorvaro, dalla successione del 1444, di Fossombrone dal 1445, Pergola dal 1459 e di numerosi castelli minori del Montefeltro a partire dal 1463.
  • Nel 1474 venne elevato al rango di duca di Urbino, ma lo stato continuò a mantenere il precedente carattere composito di città, terre e castelli che si reggevano con propri statuti, governati dal Montefeltro per accordi e patti giurati, quindi sotto la veste giuridica del Vicariato apostolico in temporalibus concesso dal Pontefice.
Chiesa di San Bernardino a Urbino: tomba di Federico da Montefeltro e del figlio Guidobaldo

Alla corte di Federico operarono gli architetti Maso di Bartolomeo, Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini; quest’ultimo sarà anche artista a tutto tondo e verrà inserito a corte come suo consigliere personale, essendo suo amico e confidente. Numerosi pittori operarono per Federico. Tra essi Piero della Francesca, intimo amico di Federico, ma anche Paolo Uccello, Giusto di Gand e Pedro Berruguete.

Federico si faceva raffigurare sempre dal suo lato sinistro della faccia a causa della perdita dell’occhio destro in uno scontro armato imprecisato, forse il torneo del 1450 organizzato per commemorare l’adesione di Francesco Sforza al ducato di Milano. Sebbene si sia ritenuto per un certo periodo che il Duca si fosse fatto praticare un taglio sul naso per ampliare la visuale dell’occhio sinistro rimastogli, è molto probabile che il ponte nasale gli sia stato frantumato dallo stesso colpo di lancia che gli distrusse l’occhio.

Egli fu, in vita, continuo coltivatore dell’erudizione personale, grazie probabilmente alla sua permanenza e formazione nei monasteri benedettini durante gli anni di fanciullezza; per questo favorì e sostenne le arti e la cultura in generale. Tra i suoi protetti ci fu anche il matematico Luca Pacioli.

La famosa biblioteca di Federico, unica in quell’epoca per vastità e pregio, venne realizzata in collaborazione con il libraio fiorentino Vespasiano da Bisticci, suo principale fornitore: tra i copisti e miniatori che lavorarono presso lo Scriptorium urbinate ci fu anche Federico Veterani. L’intera biblioteca (che insieme ai volumi raccolti dai successori di Federico raggiunse una consistenza di oltre 1760 codici manoscritti) venne acquistata per 10.000 scudi dal papa Alessandro VII Chigi nel 1657 che di fatto la salvò dalla dispersione. Da allora costituisce il nucleo più importante della Biblioteca apostolica vaticana.

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