Puntata 281 – L’antico borgo abruzzese di Navelli, terra di storia, tradizioni e zafferano

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03:43L’antico borgo di Navelli (AQ)

Navelli è un comune italiano di 537 abitanti della provincia dell’Aquila, in Abruzzo. Situato all’estremità delle propaggini sud-orientali del massiccio del Gran Sasso d’Italia, su di un colle, in posizione dominante sull’omonimo altopiano, fa parte del circuito dei borghi più belli d’Italia.
Di origine medievale, è storicamente un centro agricolo e pastorale, ed è conosciuto per la produzione dello zafferano dell’Aquila DOP.

Navelli è situato nella parte orientale della provincia dell’Aquila, in posizione baricentrica tra la conca aquilana a nord-ovest, la valle dell’Aterno a sud-ovest, la conca peligna a sud-est e la valle del Tirino a nord-est.

L’abitato si colloca sul versante meridionale di un colle, a circa 760 metri s.l.m., stretto tra le propaggini sud-orientali del Gran Sasso d’Italia e la dorsale centrale dell’appennino abruzzese (Velino-Sirente); è in posizione dominante sull’altopiano di Navelli che si sviluppa lungo la direttrice NO-SE, con una larghezza di circa 3 km ed una lunghezza di 25 km. L’unica frazione di Navelli è Civitaretenga, posta 3 km a nord del paese.

Porta San Pelino a Navelli

Origine del toponimo

Secondo una leggenda popolare, riportata anche dallo storico aquilano Anton Ludovico Antinori, il toponimo originario, «Novellum» o «Novelli», deriverebbe dalle nove ville che ne costituivano il territorio; la trasformazione del nome in «Navelli Navellorum», con la mutazione della vocale, e l’adozione della nave nello stemma sarebbero avvenute poi nel medioevo, in omaggio alla partecipazione degli abitanti alle crociate in Terra santa.

Altre fonti ritengono, invece, che il nome del paese derivi dal termine d’origine longobarda «nava» («conca» o «affossamento»), in riferimento alla conformazione dell’altopiano di Navelli.

Storia

Le prime testimonianze nel territorio si fanno risalire ai Vestini che si stanziarono nell’altopiano sin dal VI secolo a.C. A questo periodo si fa risalire la nascita di Incerulæ, sul luogo dell’attuale chiesa di Santa Maria in Cerulis, e Benateru, sul luogo della scomparsa chiesa di Santa Maria de Benateru, nei pressi di San Benedetto in Perillis; i due vici erano posti rispettivamente ai margini nord e sud della vallata, sulla via Claudia Nova che congiungeva Peltuinum con Aufinum.

Il Palazzo Baronale, oggi noto come Palazzo Santucci

A testimonianza della presenza di Incerulæ rimane oggi una vasta necropoli e un’iscrizione in dialetto vestino — conservata nel Museo archeologico nazionale di Napoli e databile al III secolo a.C. — che cita un tempio italico dedicato a Hercules Iovius proprio in corrispondenza dell’odierna Santa Maria in Cerulis.

A partire dal VI secolo, il territorio cadde nelle mani dei longobardi che lo ricompresero nel Ducato di Spoleto. La prima menzione dell’abitato, denominato «Cerule» in assonanza alla precedente città, si evidenzia nel Chronicon Vulturnense ed è databile al 787. Navelli sorse in epoca altomedievale (VIII-X secolo) dall’unione di più villaggi, nove secondo la tradizione e ciascuno dei quali associato ad una chiesa: Villa del Piano (chiesa di San Savino), Piaggia grande (chiesa di San Pelino, oggi di San Sebastiano), Piaggia piccola (chiesa di San Girolamo), Cerule (chiesa di Santa Maria in Cerulis), Sant’Angelo (chiesa di Sant’Angelo), Turri (chiesa di Sant’Eugenio), Villa dei Pagani (chiesa di San Giovanni), Villa del Colle (chiesa di San Salvatore), Villa di Santa Lucia (chiesa di Santa Lucia). A tale evento si fa risalire l’antico nome del paese, Novellum, che secondo la leggenda fu trasformato poi nell’attuale in omaggio alle crociate.

Chiesa della Madonna del Rosario da Piazza San Pelino

La prima fonte che testimonia l’esistenza del nuovo castello è una bolla della diocesi valvense del 1092, in cui Ugo del fu Giliberto cita Navelli tra le pertinenze del monastero di San Benedetto in Perillis. Si trattava con ogni probabilità di un borgo fortificato, edificato intorno ad una torre che nei secoli seguenti fu trasformata nel campanile della chiesa di San Sebastiano. Il primo nucleo edilizio è considerato quello della «Piaggia grande», di origine medievale, ampliatosi poi in epoca rinascimentale verso la «Piaggia piccola».

La vocazione pastorale del paese, storicamente luogo di transumanza, è ben testimoniata dalla posizione strategica lungo il Regio tratturo, in corrispondenza della diramazione di Centurelle.

Nel 1269, dietro il pagamento di 11 once, partecipò alla fondazione dell’Aquila venendo ricompreso nel quarto di Santa Maria e ricevendo un locale che rimase, tuttavia, inizialmente inedificato. In questo periodo, la famiglia Santucci, cominciò nella piana la produzione dello zafferano che divenne in poco tempo una delle principali economie della provincia dell’Aquila. Per tutto il XIV secolo, Navelli guadagnò prestigio ed importanza, beneficiando della sua posizione lungo la Via degli Abruzzi che garantiva i commerci tra Firenze e Napoli.

Al 1409 il castello venne censito con 99 fuochi, pari a circa 500 abitanti, e nel 1423 fu trascinato nella guerra dell’Aquila subendo l’assedio delle truppe di Braccio da Montone che tentavano di conquistare la città abruzzese; Navelli fu costretta alla resa senza mai essere espugnata ed ottenendo così di inserire nello stemma il motto «Navellorum Merito Coronata Fidelitas» per concessione diretta della regina Giovanna II di Napoli. Al termine della guerra, nel 1424, fu ricompreso nell’arcidiocesi dell’Aquila su iniziativa di papa Martino V.

Il castello subì gravi danni dal terremoto del 1456, con epicentro nel Sannio, e quello del 1461, con epicentro all’Aquila. Navelli venne ricostruito nei decenni successivi e, nel 1498, fu realizzata la cinta muraria con cinque porte urbiche.

Nel VI secolo, con l’esplosione del commercio dello zafferano dell’Aquila che iniziò ad essere largamente usato nella cucina rinascimentale, il paese si ampliò verso la piana, arrivando a contare 183 fuochi. Nel 1529 gli spagnoli smembrarono il Comitatus aquilano, iniziando così la feudalizzazione del territorio. Navelli fu concessa ai Caracciolo di Napoli che edificarono il Palazzo Baronale sulle rovine dell’antico castello, al centro dell’abitato. Il paese passò poi in seguito ai Gregori di Collepietro e ai Conti dei Marsi.

Nel 1656 Navelli subì una gravissima epidemia di peste che uccise 800 persone su un totale di circa mille abitanti, come testimoniato da un’epigrafe — «a.d. MDCLVI Ottingenta iacent defuncta hic corpora peste» — apposta sulla facciata della chiesa del Suffragio, eretta proprio in seguito all’evento. Pochi anni più tardi, nel 1703, patì nuovi danni dal terremoto dell’Aquila.

Con l’unità d’Italia, il comune fu ricompreso nella provincia dell’Aquila ed arrivò ad includere anche il vicino centro di Civitaretenga. Nel dopoguerra, con l’abbandono della pastorizia e della transumanza, in mancanza di una parallela industrializzazione dell’altopiano, si verificò un progressivo e costante spopolamento della vallata che ha portato, in breve tempo, alla decimazione dei residenti.

Il centro storico di Navelli

Economia

La produzione più caratteristica di Navelli è quella dello Zafferano dell’Aquila. Lo zafferano venne introdotto in Italia dalla Spagna da parte di un monaco domenicano appartenente alla famiglia Santucci di Navelli che, facente parte del tribunale dell’inquisizione istituito nel Sinodo di Toledo nel 1230, intuì la possibilità di coltivarlo nella Piana di Navelli.

Ben presto la coltura dello zafferano si estese a tutta la zona di L’Aquila, appena fondata, iniziando un fiorente commercio con Milano e Venezia in Italia, e Francoforte, Marsiglia, Vienna, Norimberga ed Augusta all’estero. Nel 1317 il Re Roberto d’Angiò abolì le tasse sullo zafferano al fine di favorirne il commercio. Per le zone interne il commercio dello zafferano ha rappresentato una delle fonti tradizionali di reddito, al pari della commercializzazione dei prodotti dell’allevamento ovino.

Lo zafferano di Navelli

Risale al XX secolo la costituzione della prima cooperativa di coltivatori di zafferano su iniziativa di Silvio Sarra di Civitaretenga. Il 4 febbraio 2005 lo “Zafferano dell’Aquila” è stato iscritto nel Registro delle Denominazioni d’Origine Protetta ed il 13 maggio 2005 viene fondato il “Consorzio per la Tutela dello Zafferano dell’Aquila”. I produttori che possono utilizzare il marchio “Zafferano DOP dell’Aquila” sono iscritti in appositi elenchi gestiti dall’organismo di controllo e l’area di produzione DOP comprende i comuni di Navelli, Barisciano, Caporciano, Fagnano Alto, Fontecchio, L’Aquila, Molina Aterno, Poggio Picenze, Prata d’Ansidonia, San Demetrio ne’ Vestini, San Pio delle Camere, Tione degli Abruzzi e Villa Sant’Angelo.

INFO

Sito web del Comune di Navelli

Proloco di Navelli