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Nella puntata di oggi incontreremo dapprima la ginnasta Milena Baldassarri raggiungendola telefonicamente nella sua Fabriano dove ci racconterà la sua carriera di atleta poi, rimanendo sempre nelle Marche incontreremo il vicesindaco, assessore all’istruzione, cultura, partecipazione e sport di Senigallia, l’avvocato Riccardo Pizzi.
Milena Baldassarri (Ravenna, 16 ottobre 2001) è una ginnasta italiana, individualista della Nazionale di ginnastica ritmica italiana. Tre volte Campionessa Italiana Assoluta All-Around, ha vinto una medaglia d’argento ai Campionati Mondiali, laureandosi Vice-Campionessa del Mondo al Nastro a Sofia 2018.
Nel Giochi della XXXII Olimpiade a Tokyo conquista il sesto posto nelle Finale All-Around, miglior risultato mai ottenuto da una individualista italiana.
Allenata da Julieta Cantaluppi e Kristina Ghiurova, con la sua società, la Faber Ginnastica Fabriano, è Campionessa Italiana di Serie A1 dal 2017.
Baldassarri ha iniziato l’attività agonistica con l’Edera Ravenna, club della sua città natale. Dal 2014 si trasferisce a Fabriano dove entra a far parte della squadra della Ginnastica Fabriano, e l’anno seguente viene selezionata nella Nazionale Italiana Juniores per disputare gli Europei di Minsk gareggiando nella specialità delle 5 palle e conquistando, insieme alla squadra italiana, un ottimo 5º posto.
Sempre da juniores partecipa come individualista alle varie tappe della Coppa del mondo di categoria, Lisbona, Pesaro, e Sofia dove in quest’ultima tappa, insieme alle sue compagne Caterina Allovio e Alexandra Agiurgiuculese, conquista la medaglia di bronzo nel concorso a squadre. Conclude la propria carriera juniores partecipando agli Europei di Holon 2016 dove, insieme ad Alexandra Agiurgiuculese, vince una storica medaglia di bronzo nel concorso a squadre.
Milena fa parte della squadra sportiva dell’Aeronautica Militare Italianacon il grado di Primo Aviere.
Senigallia è un comune italiano di quasi 44mila abitanti della provincia di Ancona nelle Marche.
Niccolò Machiavelli disse di Senigallia:
«La città di Sinigaglia da questa radice de’ monti si discosta poco più che il tirare d’uno arco, e da la marina è distante meno d’uno miglio. A canto a questa corre un picciolo fiume, che le bagna quella parte delle mura che in verso Fano riguardano. La strada per tanto che propinqua a Sinigaglia arriva, viene per buono spazio di cammino lungo e monti, e giunta a el fiume che passa lungo Sinigaglia, si volta in su la man sinistra lungo la riva di quello; tanto che, andato per spazio d’una arcata, arriva a un ponte el quale passa quel fiume e quasi attesta con la porta ch’entra in Sinigaglia, non per retta linea ma transversalmente. Avanti a la porta è un borgo di case con una piazza, davanti alla quale l’argine del fiume da l’uno de’ lati fa spalle.»
Senigallia venne fondata tra il 389 e il 383 a.C. dalla tribù gallica dei Senoni che si erano stanziati nel nord delle Marche fino alla valle del fiume Esino, nell’attuale provincia di Ancona: probabilmente la scelta, fatta secondo la leggenda dal capo tribù Brenno, fu dettata dalla presenza di una bassa collina fronteggiante il mare e dominante il guado esistente. Da qui, definita la “capitale” dei Galli in Italia, alla guida di Brenno si mossero contro Roma vincendone gli eserciti e ritirandosi solo dopo il pagamento di un pesante tributo.
La testimonianza più importante di questo periodo è l’abitato Piceno con annessa necropoli presso Montedoro di Scapezzano. Il sito è stato esplorato dal 1982 al 1990 (soprattutto grazie al lavoro della maestra Luigina Pieroni), anche se già da inizio XX secolo se ne intuiva l’importanza.
L’area è delimitata da scarpate naturali e da un grande fossato artificiale atto a creare un unico ingresso difendibile all’abitato, posto a 100 m s.l.m. in un pianoro dove attualmente sorge la piccole chiesetta omonima. Gli scavi qui condotti hanno portato alla luce diverse capanne datate VIII sec. a.C. poi sostituite da fornaci produttive, insieme a queste è stata scoperta una grande area funeraria con diverse sepolture che vanno dal periodo Piceno a quello Romano.
Dopo la battaglia di Sentino (295 a.C. circa) i romani ebbero il definitivo controllo sulla Campania, l’Etruria, l’Umbria e appunto il territorio tra il fiume Esino e Ariminum, (Rimini) popolato dai Galli Senoni che fu denominato da quel momento Ager Gallicus.
Nel 284 a.C., su spinta del Console Manio Curio Dentato (che vinse Pirro a Benevento), i romani istituirono la colonia romana di Sena Gallica, la prima sull’Adriatico, al posto di quella che era la “capitale” dei galli in Italia, per distinguerla dall’altra colonia Sena (ora Siena) situata in Etruria, l’attuale Toscana.
Nel 207 a.C. la città fu base di partenza delle truppe romane che infersero un duro colpo ai cartaginesi sulle rive del fiume Metauro sconfiggendo in battaglia Asdrubale Barca, fratello di Annibale, che stava accorrendo in suo aiuto.
Nella riorganizzazione Augustea dell’Italia, Sena Gallica venne a far parte insieme con l’Ager Gallicus della Regio VI Umbria.
La città venne saccheggiata dai visigoti di Alarico I nel 400.
Successivamente nel 551 nelle acque antistanti si combatté la Battaglia di Sena Gallica, importante scontro navale avvenuto durante la Guerra Gotica tra Bizantini (Impero Romano d’Oriente) e Goti.
Successivamente l’invasione longobarda d’Italia del 568, la città rimase sotto dominio bizantino al diretto controllo dell’Esarcato di Ravenna, costituendo assieme con Ancona, Fanum Fortunae (Fano), Pisaurum (Pesaro) e Ariminum (Rimini) la cosiddetta Pentapoli bizantina e seguendone tutte le vicende storiche fino alla donazione della Pentapoli al dominio del Papa di Roma.
Durante il Medioevo si scontrò con gli interessi delle città vicine, in particolare Fano, Jesi ed Ancona a causa delle lotte tra fazioni guelfe e ghibelline in Italia.
Senigallia venne conquistata e in gran parte distrutta dalle truppe di Manfredi di Sicilia, che ne fece abbattere le mura.
Nella prima metà del XV secolo la città, che stava lentamente continuando a riprendersi, finì nell’interesse e dominio della famiglia riminese dei Malatesta grazie alla sua particolare posizione strategica pressoché equidistante tra Pesaro ed Ancona.
Fu proprio Sigismondo Pandolfo Malatesta in particolare ad interessarsi a Senigallia, tanto da essere considerato il “rifondatore” della città. Decise la ricostruzione della cinta muraria e dei bastioni difensivi, seguendo in parte il vecchio tracciato delle mura abbattute e realizzando così una città fortificata dalla forma rettangolare, secondo un progetto che aveva come base il cardo ed il decumano della città romana e duecentesca ed inglobando nelle nuove difese il fortilizio fatto realizzare dall’Albornoz, che da questo momento divenne il nucleo su cui successivamente verrà edificata la Rocca Roveresca.
Oltre a rinnovare la città era necessario ripopolarla e svilupparla, per questo Sigismondo diede nuovo impulso alla vecchia Fiera della Maddalena e stabilì delle agevolazioni fiscali per chi desiderasse trasferirsi nella “nuova città”, attirando in questo modo molta gente dalle varie parti d’Italia. Tra questi il nucleo della successiva comunità ebraica che aiutò a dare nuova linfa ai commerci della città.
La ricostruzione era però così costosa da costringere il Malatesta a contrarre debiti con il papa Pio II, che per questo gli tolse il possesso della città per passarla ad Antonio Piccolomini.
A cavallo tra XV e XVI secolo Senigallia cadde brevemente sotto il dominio di Cesare Borgia, passato alla storia come il duca Valentino, descritto come esempio di homo novus ne Il Principe di Machiavelli. In pochi anni, assecondato da suo padre papa Alessandro VI, riuscì a creare un dominio personale che andava dall’attuale Romagna fino a parte del nord delle Marche, diventando di fatto una potenza locale.
L’esperienza del Valentino si concluse nel 1503, quando una semplice malattia gli impedì di partecipare agli intrighi per l’elezione del nuovo Papa successore del suo defunto padre. Al soglio di Pietro salì Giulio II della Rovere, il quale gli tolse i domini fin qui ottenuti restituendoli ai propri parenti.
Nel frattempo la Fiera della Maddalena, poi divenuta Fiera franca (in quanto non si pagavano dazi doganali), si era imposta come una delle fiere più importanti del Paese, con scambi di merci provenienti da ogni angolo del Mediterraneo.
Nel Settecento la Fiera aveva preso così il sopravvento nelle attività commerciali cittadine (erano presenti 14 consolati esteri per proteggere gli interessi dei mercanti) che si dovette provvedere ad un primo ampliamento della città, abbattendo il tratto delle mura che costeggiavano la riva destra del fiume Misa, per realizzare i primi portici, dedicati al cardinale Luigi Ercolani che seguì i lavori.
Seguì poi un altro intervento di ampliamento che vide l’edificazione dell’ultima parte del centro storico per arrivare alla conformazione attuale fino all’attuale caserma della Polizia di Stato, e dai portici costeggianti il fiume (che vennero proseguiti fino al ponte vicino alla nuova Cattedrale di San Pietro apostolo, iniziata nel 1762) fino all’attuale viale Leopardi.
Su uno dei bastioni verso sud, ingrandito dai lavori di ampliamento, venne realizzato il teatro cittadino “La Fenice”, omonimo del più famoso teatro veneziano.
Proprio negli anni tra Settecento e Ottocento ha inizio la crisi della “Fiera franca”, causata da molteplici fattori: lo spostamento sempre maggiore dei principali commerci nell’Atlantico, con conseguente notevole calo dell’interscambio (fu anche operante il blocco continentale economico istituito da Napoleone per “sconfiggere” economicamente l’Impero britannico), il passaggio di epidemie ed il continuo progressivo interramento dell’alveo fluviale.
Con l’Unità d’Italia Senigallia (insieme a Monterado, Castel Colonna e Ripe) non venne fatta rientrare nella neoformata Provincia di Pesaro e Urbino (come la quasi totalità della Delegazione apostolica di Urbino e Pesaro di cui faceva parte) bensì nella Provincia di Ancona.
Nel 1853 venne realizzato il primo stabilimento balneare che, di fatto, dette l’avvio alla storia turistica della città di Senigallia, a cui si associava la stagione teatrale.
La conferma dell’importante ruolo che la città aveva assunto in campo turistico, nel 1928 Senigallia insieme a Cortina d’Ampezzo venne riconosciuta sede della prima Azienda autonoma di soggiorno e cura d’Italia.
Senigallia venne colpita da un fortissimo terremoto il 30 ottobre 1930, i cui danni furono ingenti in particolare per la città: il teatro subì gravi danni, il vecchio seminario vescovile dovette essere demolito e trasferito fuori città, un convento di monache di clausura (dove storicamente avvenne la famosa strage del duca Valentino) fu completamente demolito per fare posto all’attuale scuola elementare G. Pascoli, Porta Saffi (situata all’inizio del Corso II Giugno) fu demolita aprendo visivamente il Corso al resto della città fuori le mura. In generale tutta la città soffrì danni tali da rendere necessaria la riduzione di altezza di quasi tutti gli edifici dell’attuale centro storico e un drastico cambiamento della sua morfologia.
L’evento sismico ebbe come ulteriore conseguenza l’apertura della città all’esterno, con l’urbanizzazione dell’area a sud delle mura storiche fino alla nuova chiesa del Portone “Santa Maria della Neve”, la costruzione dei quartieri popolari lungo la Strada statale 16 Adriatica e rese ancora più chiara la voga turistica che stava prendendo la città, e purtuttavia manteneva una zona portuale dedita alla pesca, assieme al cementificio.
A giugno scorso inoltre, Senigallia, essendo città identitaria ha ospitato il V Festival di CulturaIdentità
INFO
Sito web Milena Baldassarri – Aeronautica
Profilo Instagram Milena Baldassarri
Sito web del Comune di Senigallia