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Altra puntata ‘archeologica’ quella di oggi, dove saremo in Trentino, a Castello Tesino per incontrare il professor Emanuele Vaccaro professore di archeologia classica dell’Università di Trento.
Storia delle ricerche
Le prime notizie di ritrovamenti archeologici sul Dosso di S. Ippolito risalgono al 1862, quando nell’area fu costruito il nuovo cimitero vicino alla chiesa di Sant’Ippolito. Gli storici locali segnalano la scoperta di oggetti antichi (fibule, monete consolari, imperiale e una greca) e tracce di un antichissima strada.
Fra il 1977 e il 1979 l’area del dosso di San Ippolito, rialzo roccioso al margine nord-occidentale del paese di Castel Tesino, è stata oggetto di scavi archeologici promossi dalla Soprintendenza per i beni culturali-Ufficio beni archeologici della Provincia Autonoma di Trento, alla cui guida si sono succeduti Renato Perini, Gianni Ciurletti ed Enrico Cavada. Le indagini hanno evidenziato come la distribuzione del materiale rinvenuto, già nella metà dell’Ottocento, potesse far pensare che l’insediamento occupasse l’intera area del dosso.
Sito archeologico
La prima frequentazione del sito avvenne nel Bronzo Finale, attestando le tracce di alcuni forni fusori, ma l’insediamento stabile nel sito di Doss S. Ippolito si concentrò nella Seconda Età del Ferro (V e IV secolo a.C. fino alla seconda metà del I secolo d.C.). Risultano fondamentali ai fini della datazione del sito i reperti rinvenuti, il cui momento iniziale dell’insediamento è costituito dalla fibula Certosa, mentre quello finale fornisce un termine post quem, ovvero in base al rinvenimento dell’asse di Augusto emesso nel 16 a.C., si può ritenere che nel corso del I secolo d.C. avvenne l’abbandono del sito. Quest’ultimo avvalorato dal rinvenimento di vasellame da mensa databile fra l’epoca augusta e quella flavia. In base allo studio dei reperti rinvenuti, si ritiene che l’occupazione del sito di S. Ippolito avvenne fra il IV e I secolo d.C. Oltre a fornire datazioni, i reperti hanno permesso di comprendere le relazioni commerciali e di controllo del sito, motivate dalla sua importante posizione geografica. Anche se Castel Tesino, si pone nell’area periferica orientale dell’areale retico, costituisce un sito fondamentale per comprendere la trasformazione dalla protostoria alla romanità.
Come da comunicato stampa della Provincia di Trento:
Con la ricerca si vuole approfondire la conoscenza dei beni archeologici presenti nell’area e di cui è nota la presenza da quando, nel 1978, la Provincia promosse una campagna di scavi che permise di mettere in luce un contesto pluristratificato, con i resti di una frequentazione dell’età del bronzo connessa all’estrazione e lavorazione del rame e inoltre tracce di un successivo villaggio preromano, con la presenza di abitazioni in parte seminterrate e scavate nella roccia e strutture in materiale ligneo, come era tipico delle strutture residenziali della seconda età del Ferro (V e IV secolo a.C.). Erano stati inoltre rinvenuti materiali archeologici riferibili alla fase di romanizzazione (II-I secolo a.C.).
“In questa località – ha spiegato Marzatico – si sono ripresi gli scavi condotti negli anni ’70, che a suo tempo hanno portato alla luce delle case retiche, edifici quadrangolari, unifamiliari, con fondazioni scavate nella roccia. Gli scavi avevano già evidenziato inoltre delle presenze più antiche, del tredicesimo secolo avanti Cristo, riferibili alla produzione del rame. Gli scavi che sono ripresi gli scorsi mesi hanno confermato una frequentazione nel secondo-primo secolo avanti Cristo, all’epoca della romanizzazione. Inoltre la presenza di una cinta muraria e di numerosi contenitori in ceramica ci dimostrano che qui si abitava già a partire dal 1350 – 1200 avanti Cristo”.
Con gli scavi realizzati lo scorso autunno – nello spazio verso est rispetto allo scavo precedente degli anni ’70 – ha evidenziato Emanuele Vaccaro – si sono messe in luce diverse strutture, in particolare un grande muro dell’età del bronzo, cui sono collegate stratificazioni che andranno ulteriormente studiate, e poi, più a monte, i resti di due edifici della seconda età del ferro, riferibili al popolo dei Reti. Molto interessanti, ha aggiunto, sono poi le tracce di romanizzazione del territorio, in particolare i materiali ceramici che sono stati trovati.
Si ringrazia l’Ufficio Beni Culturali della Soprintendenza della Provincia Autonoma di Trento, specialmente nelle persone del soprintendente dottor Franco Marzatico che ha fortemente caldeggiato la ripresa di questi importantissimi scavi, del direttore dell’ufficio dott Franco Nicolis e delle dottoresse Nicoletta Pisu e Cristina Bassi, non ultimi il professor Emanuele Vaccaro ed il suo staff di scavo.
Abbiamo poi ricordato la giornata di domani, 19 luglio in cui cadranno i 30 anni dalla strage di Via D’Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.
INFO
Sito web dell’Università di Trento
Sito web del Comune di Castello Tesino
Sito web della Soprintendenza della Provincia Autonoma di Trento