Importanti donazioni al Museo della Guerra di Rovereto

DALL’INIZIO DEL 2023 AD OGGI SONO QUASI 150 LE DONAZIONI RICEVUTE DAL MUSEO DELLA GUERRA DI ROVERETO

Oggetti, documenti, mezzi militari e opere d’arte donate da privati cittadini e istituzioni entrano a far parte delle collezioni del Museo, arricchendo il patrimonio conservato nei depositi e negli archivi. Tra questi anche l’importante fondo archivistico della famiglia Giardino, che comprende le carte di Gaetano Giardino, ai vertici delle gerarchie militari durante e dopo la Prima guerra mondiale.

Dietro ad ogni donazione si intrecciano storie diverse, legate sia alle persone che sono state proprietarie di quei cimeli, sia a quelle che ne sono venute in possesso e hanno deciso di donarli al Museo. Il valore di queste donazioni non è facilmente misurabile e non sempre è proporzionale alla notorietà dei personaggi ai quali si riferiscono: si può certamente valutare il peso che hanno nella ricostruzione storica, ma per chi dona, conta molto il legame affettivo con quegli oggetti, tasselli della propria storia personale o famigliare, affidati al Museo per garantirne una valorizzazione e una fruizione più ampie.

Anche nel 2023, come avviene da oltre un secolo, sono pervenute al Museo donazioni di entità, natura e provenienza molto diverse. Tra queste, di particolare rilievo vi sono quella già citata della famiglia Giardino, i fondi “Mario Barbieri” e “Clam Gallas – Winkelbauer”, le motociclette militari appartenute a Vanni Bertini e due donazioni di opere d’arte, da parte dell’artista Vittoria Chierici e della famiglia di Cirillo Grott.

L’archivio Giardino è stato affidato al Museo per volontà della famiglia Bessi di Monza che, riconosciuto il valore storico-documentario del fondo, ha inteso destinarlo al Museo affinché venisse messo a disposizione di ricercatori e valorizzato. Il nucleo più significativo è quello che comprende le carte di Gaetano Giardino (1864-1935), nominato tenente generale da Cadorna nell’aprile 1917 e divenuto pochi mesi dopo Ministro della Guerra. L’incarico per il quale viene però maggiormente ricordato è quello di Comandante della 4ª armata, la celebre armata del Grappa, impiegata in uno dei settori più delicati dell’intero fronte italiano.

Proprio alle vicende della 4ª armata si riferiscono gli atti militari conservati nel fondo, legati alle azioni svolte sul Grappa contro l’esercito austro-ungarico tra la fine del 1917 e il 1918, carte che aiutano a comprendere come si svolsero i combattimenti e le scelte che vi furono a monte. 

Di sicuro interesse sono anche i documenti relativi ai periodi successivi alla guerra, come il carteggio personale di Giardino con Mussolini o le testimonianze legate al suo incarico di governatore di Fiume tra il 1923 e il 1924. Nel 1926 Giardino venne insignito da Mussolini del grado di Maresciallo d’Italia, decorazione testimoniata dal bastone di Comando e dalla placca da collare dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata, massima onorificenza di Casa Savoia, conservati nel fondo donato al Museo.

Alla sua morte, Giardino venne sepolto nell’Ossario del Grappa, contribuendo ad alimentare il mito di uno dei luoghi simbolo della Grande Guerra, peraltro ben testimoniato dalle fotografie contenute nel fondo che raffigurano le tante commemorazioni avvenute nel dopoguerra.

Il fondo comprende anche materiale appartenuto ad Ernesto Giardino, fratello di Gaetano, comandante del XXV Corpo d’Armata dal 1917 al 1919; si tratta di carte personali di servizio e un gran numero di fotografie scattate sul fronte dell’Isonzo e in Macedonia durante la Prima guerra mondiale.

Il fondo della famiglia Winkelbauer, donato al Museo dagli eredi, è stato prodotto da Edina Clam Gallas (1889-1969) e dal marito Adolf Winkelbauer (1890 – 1965) ed è focalizzato sulla loro esperienza del primo conflitto mondiale vissuta prima in Galizia nel 1914 e poi sull’altopiano di Folgaria tra il 1915 e il 1918, dove i due prestavano servizio – lei come infermiera, lui come ufficiale medico – nell’ospedale da campo di Serrada. Fu in questo ospedale che Edina e Winkelbauer si conobbero, per sposarsi poi nel 1921.

Il fondo è costituito dal carteggio di guerra indirizzato da Edina ai familiari (in parte le lettere furono pubblicate nella rivista “Oesterreichische Frauenwelt” già all’epoca del conflitto) e da una vasta raccolta fotografica (1.200 immagini) relativa al territorio degli altipiani di Folgaria e Lavarone. Vi sono inoltre documenti di Adolf Winkelbauer sul servizio sanitario a Folgaria durante la guerra. Gran parte delle lettere di Edina e delle fotografie sono state pubblicate da Fernando Larcher nel 2003.

Un’altra donazione significativa è quella del fondo Mario Barbieri (1897-1982), combattente nella Prima guerra mondiale che aderì poi al fascismo, partecipando nell’ottobre 1922 alla marcia su Roma.

Diventato medico veterinario, esercitò a Bassano del Grappa e nel bellunese, dove ricoprì anche la carica di segretario del Fascio e di commissario del Partito Nazionale Fascista. Nell’agosto 1940 venne richiamato alle armi in qualità di capitano veterinario e assegnato ai reparti di stanza sul fronte albanese e nei Balcani fino all’aprile 1942. Dopo l’8 settembre 1943 lasciò l’esercito e riprese l’attività di veterinario a Cortina d’Ampezzo.

Alla vita militare di Barbieri tra prima e seconda guerra mondiale e al ruolo politico-amministrativo svolto in Cadore è dedicata una gran parte del fondo, che comprende carteggi, atti amministrativi e le sue corpose memorie, redatte verso la metà degli anni Cinquanta e suddivise in sei quaderni. A questi si aggiunge la ricca raccolta fotografica ordinata in diversi album e una serie di disegni colorati a matita.

I materiali sono stati donati al Museo dagli eredi che oggi vivono a Milano.

Una storia molto diversa è quella di Vanni Bertini, grande appassionato di motociclette, che ne ha raccolte decine di esemplari nel corso della vita, formando una collezione che abbraccia la storia del motociclismo europeo del Novecento, dagli anni Trenta agli anni Ottanta.
L’importante nucleo di motocicli d’impiego militare che fa parte della sua collezione è stato donato al Museo della guerra tra il 2016 e il 2023. Si tratta di una ventina di veicoli italiani, inglesi e di altri Stati europei, risalenti alla Seconda guerra mondiale e ai decenni immediatamente successivi.

Alcuni di questi hanno trovato posto in esposizioni temporanee, come la biposto di fabbricazione inglese modello Triumph 3HW e una Moto Guzzi 500 Alce di fabbricazione italiana.
Tra gli ultimi pezzi donati vi è una Gilera Marte, modello usato dall’esercito italiano nella Seconda guerra mondiale. Una moto prodotta in pochi esemplari e con una storia particolare alle spalle: quella donata al Museo infatti è appartenuta a Bruno Fanciullacci, protagonista della Resistenza italiana, insignito della Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, noto per le numerose azioni antifasciste ed anche per il suo discusso coinvolgimento nell’agguato a Giovanni Gentile.

A testimoniare la diversa natura delle donazioni che giungono al Museo vi sono le opere d’arte che entrano a far parte delle collezioni.
Vittoria Chierici, formata al Dams di Bologna e poi presso la Columbia University e la School of Visual Arts di New York, è un’artista che si dedica a fotografia, video e pittura. La sua produzione artistica dagli anni ’90 ai Duemila include un nucleo importante dedicato al tema delle battaglie. A questo nucleo appartengono le due opere di grandi dimensioni donate al Museo, il trittico “La Battaglia di Montaperti” che ricorda lo scontro tra guelfi e ghibellini avvenuto nel 1260 nei pressi di Siena e “Nikolajevka”, ispirata all’omonima battaglia avvenuta nel 1943 tra le truppe alpine in ritirata dal fronte del Don e l’Armata rossa.
Nel 2011 Chierici aveva già donato al Museo l’opera “Battaglia e specchi “attualmente esposta nella sala conferenza del Museo.

Il nome di Cirillo Grott è invece noto in Trentino perché l’artista, nato a Guardia di Folgaria, ha svolto la sua attività rimanendo fortemente legato al suo territorio, pur esponendo in numerosi spazi ed occasioni internazionali. Parte della sua attività è stata dedicata anche al tema della guerra e della violenza, espresso attraverso il suo originale sguardo d’artista civile. 

A questo tema sono riconducibili le opere donate dalla moglie Alessandra Grott e dai figli, che consistono nei bozzetti in gesso di sculture e monumenti poi realizzati in varie parti del Trentino, come ad esempio quello per il monumento ai caduti di Lizzanella o le opere “Terra squarciata” utilizzata per il monumento ai caduti di Lavis, “La Guerra” realizzata con la tecnica dell’object trouvè o “Guerriero”. Numerosi anche gli schizzi, alcuni dei quali autografi, databili tra gli anni ’60 e gli anni ’70 del XX secolo.

A fianco alle donazioni più significative in termini di consistenza o rilievo documentario, ve ne sono una miriade che comprendono magari singoli oggetti, lettere o ricordi che per il Museo hanno pari valore, in quanto contribuiscono spesso ad aggiungere particolari minuti e ad arricchire la ricostruzione di vicende storiche più ampie. Per rendere più esplicita la gratitudine del Museo nei confronti di chi ad esso affida i propri cimeli, sarà organizzata nel prossimo autunno una giornata dedicata proprio ai donatori, un’occasione per presentare le ultime donazioni e condividere l’importanza che queste ricoprono nell’attività del Museo e per la collettività.