Considerata una delle massime composizioni della maturità del ‘prete rosso’, Catone in Utica debuttò a Verona nel 1737. Vivaldi cercò di portarla a Ferrara: lo testimonia una lettera inviata al suo mecenate, il marchese Bentivoglio. Il compositore morì a Vienna solo quattro anni dopo. Andrà in scena il 17 e 19 marzo, a 286 anni di distanza.
Dopo il successo de Il Farnace, il Teatro Comunale di Ferrara continua il percorso intrapreso nella riscoperta delle opere più rare e suggestive di Antonio Vivaldi con Catone in Utica, in scena venerdì 17 e domenica 19 marzo 2023.

Nel cast vocale, oltre al tenore Valentino Buzza nel ruolo del titolo, ci sono Arianna Vendittelli (Cesare), Miriam Albano (Emilia), Valeria Girardello (Marzia), Chiara Brunello (Fulvio) e Valeria La Grotta (Arbace). Come già era avvenuto per la composizione “gemella” del Farnace, eseguita sempre al Teatro Abbado nel dicembre del 2021, la nuova produzione della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara conferma Federico Maria Sardelli alla direzione dell’Orchestra Accademia Barocca dello Spirito Santo e alla regia Marco Bellussi. Le scene sono firmate da Matteo Paoletti Franzato, i costumi da Elisa Cobello e le luci da Marco Cazzola. Gli interventi video saranno a cura di Creativite.







Catone in Utica è uno degli ultimi drammi di Antonio Vivaldi. Andò in scena per la prima volta al Teatro Filarmonico di Verona nel 1737 e, sebbene se ne conoscano solo l’atto II e l’atto III, l’opera è considerata tra le massime composizioni della maturità.
Vivaldi tentò, invano, di portare Catone in Utica a Ferrara, come testimonia una lettera indirizzata al marchese Guido Bentivoglio d’Aragona, in cui esalta la rappresentazione veronese: “La mia opera è alle stelle – scrive il compositore veneziano al suo mecenate ferrarese – e spero che la troverebbe sontuosa”. Il ‘prete rosso’ morirà appena quattro anni dopo, nel 1741 a Vienna, nella povertà più assoluta. Ora, con la volontà di rivalutare la produzione operistica barocca italiana e in particolare quella vivaldiana, dopo quasi 300 anni, verrà eseguita al Teatro Comunale “Claudio Abbado”.

La vicenda descritta dai versi di Pietro Metastasio si colloca sulla scia della svolta pompeiana che contrappose Cesare a Catone. La vicenda, però, è ben lontana delle sanguinose battaglie di Farsalo e di Tapso. Il raffinato ed elegante impianto scenico propone in una villa sul mare, forse il ritiro privato di Emilia, vedova di Pompeo e figura centrale nel divenire degli eventi. Il contraddittorio, l’urto e la gara tra Catone e Cesare si svolge in un terreno di gioco assai più civile, in cui emerge sempre più la debolezza di un uomo, l’Uticense, che non riesce a gestire il proprio declino. Le scene e i costumi sono una sintesi tra riferimenti classici e contemporaneità, tra eleganza del tratto e crudezza del taglio, cornice e viatico del dramma universale di sentimenti privati che s’intrecciano al divenire politico.
L’incompletezza della partitura vivaldiana non nuoce alla comprensione della trama, che anzi entra subito nel vivo dello scontro. Lungi dal volerne dare una ricostruzione – operazione sempre rischiosa e non esente da arbitrî – Marco Bellussi e Federico Maria Sardelli, tra i massimi esperti del compositore veneziano, hanno preferito presentare al pubblico l’opera così come è giunta a noi, certi della sua forte carica espressiva.
Venerdì 17 marzo lo spettacolo inizia alle ore 20, domenica 19 marzo alle ore 16. Biglietti da 63 a 15 euro (biglietto intero), sono previste riduzioni e tariffe dedicate per under 30 e over 65 anni. Per gli under 20 l’ingresso è di 9 euro. Info e vendite su www.teatrocomunaleferrara.it, su Vivaticket e in biglietteria del Teatro Comunale di Ferrara (Corso Martiri della Libertà 21).
Catone in Utica. Note di regia
La vicenda descritta dai versi di Pietro Metastasio e messa in musica da Antonio Vivaldi si colloca sulla scia di un evento storico di rilevante importanza, ovvero la svolta pompeiana che contrappose Cesare a Catone. L’intreccio si pone quindi nel contesto delle sanguinose battaglie di Farsalo, in cui Pompeo venne ucciso -fatto pregresso assai influente per la trama dell’opera- e di Tapso.
Questi confronti armati videro il progressivo rafforzamento delle milizie cesariane in fine incombenti su Utica, estremo arroccamento di Catone.
Il quadro in cui si inserisce la storia, sapientemente articolata dal poeta cesareo, dovrebbe quindi assumere tratti marziali e calarci in una zona di combattimento.
Leggendo l’opera risulta invece evidente come le dinamiche di relazione fra i personaggi non siano quelle che potrebbero svilupparsi sul fronte di battaglia. Neppure i recitativi accesi ed aspri fra Catone e Cesare, che infuocano le ire dell’uticense, conducono la fantasia ad un contesto militare. All’opposto il contraddittorio, l’urto e la gara paiono collocarsi in un ambito assai più civile che, in forza della propria compostezza, esalta per contrasto la puntuta dialettica voluta da Catone.

La regia immagina quindi un contesto cortese, una dimora adeguata al rango dei protagonisti, forse il ritiro privato di Emilia, vedova di Pompeo. Ella è certamente figura centrale nel divenire degli eventi. La sua arguzia evoluta, armata dal rancore per l’uccisione del marito, la rende una astuta calcolatrice ai danni di Cesare; e la sua casa, insidiosamente sofisticata al par di lei, costituisce perfetto terreno d’un gioco in cui l’intima serenità di Cesare risulta l’arma vincente.
L’impianto scenografico di Matteo Paoletti Franzato e i costumi di Elisa Cobello assecondano l’esigenza di trovare una sintesi tra riferimenti classici e contemporaneità, tra eleganza del tratto e crudezza del taglio, divenendo cornice e viatico del dramma universale di sentimenti privati che s’intrecciano al divenire politico.
Marco Bellussi